giovedì 9 luglio 2015

#2 Storia - La Grande Guerra

Le cause della Prima Guerra Mondiale e la situazione generale dell'Europa


Fra il 1914 e il 1918 una guerra tremenda dilagò in tutta Europa: fu chiamata Grande Guerra o guerra mondiale, poiché interessò quasi tutte le nazioni del mondo.
Sarajevo è una importante città della Bosnia, una regione che nel 1914 era controllata dell’Impero austriaco ed era percorsa da fremiti nazionalisti legati alla volontà di sfuggire al dominio imperiale. I Balcani erano da anni in grande fermento perché erano divisi sotto ogni profilo e subivano la pressione politica di due “grandi”: da un lato l’Austria e dall’altro la Russia. Nel corso di una visita nella regione, l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria venne assassinato in un attentato; a sparare era stato un giovane serbo-bosniaco, Gavrilo Princip, studente e membro di una società segreta nazionalista serba. Gli storici riconoscono in questo atto terroristico solo una causa scatenante della guerra, per la quale ravvisano ragioni ben più complesse e profonde: era il 28 giugno 1914.
Fin dal 1870 l’attesa della guerra era palpabile e la preparazione militare era preoccupazione quotidiana nelle cancellerie. Non si trattava però di un’attesa rassegnata o preoccupata: prevalevano anzi i toni nazionalisti e al momento dello scoppio effettivo del conflitto si ebbero manifestazioni di entusiasmo nelle piazze europee, e moltissimi furono coloro che partirono volontari. Ma tutti, dai semplici cittadini agli Stati Maggiori e ai governi, avevano in mente le guerre Ottocentesche, risolte in poche battaglie campali, con rapidissimi movimenti di truppe resi possibili dalle nuove tecnologie. Nessuno si aspettava quel che di fatto accadde: per quattro lunghi anni si combatté una guerra di posizione, una guerra di trincea, in cui si sparava e si moriva ogni giorno.
Nel 1870 la Francia e la Germania si erano scontrate in modo estremamente duro e la Francia ne era uscita sconfitta e soprattutto umiliata. Nel 1871 l’Alsazia e la Lorena erano passate alla Germania e una delle ragioni della volontà francese di guerra era la ferma determinazione di rientrarne in possesso. La Germania, che stava diventando sempre più nazionalista, doveva essere messa nelle condizioni di condurre quella che si chiamò Weltpolitick, una “politica mondiale”. Ciò implicava però due cose: la presenza tedesca nelle aree coloniali ormai saldamente nelle mani degli altri Paesi europei e lo sviluppo di una flotta mercantile in grado di realizzare tali ambizioni.
I Russi puntavano da secoli al controllo dei Balcani, in particolare contro l’impero Ottomano avevano combattuto molte guerre nell’Ottocento. L’Austria era quindi entrata in collisione con la Russia e la storia degli ultimi due decenni aveva visto una dura contrapposizione tra i due Paesi, che miravano a espandersi negli stessi territori. Accanto ai motivi di ostilità tra le grandi potenze vi erano poi una lunga serie di tensioni secondarie; nel complesso, però, si stava profilando un addensamento di linee di tensione su determinate aree che finirono per rendere la guerra assai più vasta.
A fianco delle cause politiche che determinarono l’esplosione della guerra mondiale, vi sono poi anche ragioni economiche. Molti storici sono portati a pensare che alla base del conflitto vi siano stati proprio interessi di questo tipo. Ciò aveva portato a inevitabili conflitti tra le potenze europee per le colonie, per il livello dei dazi, per il controllo dei mercati delle materie prime. Il capitalismo stava diventando monopolistico, o almeno vi erano forti tendenze in quella direzione. La guerra mondiale è stata quindi vista come l’ esito militare di un conflitto economico.

Già ai primi di marzo del 1915, iniziano le prese di posizione formali dell’Italia nei confronti degli imperi centrali. Il barone Sidney Sonnino, ministro degli esteri, protesta verso Vienna e quasi contemporaneamente inizia le trattative diplomatiche con l’Intesa. Vienna si mostra disposta a cedere buona parte dei territori richiesti dall’Italia pur di non doversi scontrare con l’ex alleato. Il dissidio si apre sul fatto che le cessioni, secondo l’Austria dovrebbero avvenire a guerra conclusa, ma il barone Sonnino non accetta. Le rivendicazioni italiane si rivolgono alle isole del Dodecaneso, alla Dalmazia, a Trieste, e si spingono fino a Bolzano e ai territori ladini. Ad aprile la diplomazia austriaca fa ulteriori passi in avanti nelle offerte all’Italia, ma ciò non basta, ed a Londra si firma il patto segreto col quale l’Italia si impegna ad entrare in guerra entro un mese. Il vento irredentista spazza le piazze d’Italia dagli ultimi residui di neutralismo e di pacifismo: i tempi sono ormai maturi ed il 24 maggio, rompendo l’improvvisa neutralità, l’Italia scende in guerra.





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