sabato 7 maggio 2016

Cogolo - Peio (I)

Cogolo - Peio (I)


Dettagli  itinerario
Lunghezza 10,5 km
Dislivello totale 543 m
Altezza Massima 1731 m
Altezza Minima 1227 m
Da fare

PARTENZA: da Cogolo.

Partendo da Cogolo ci si dirige verso località Pont, per imboccare la salita che porta a Malgamare. La strada è completamente asfaltata e in costante ascesa attorno all' 8-9% con punte superiori al 12%. Superati i primi due tornanti si attraversa un ruscello d'acqua e un centinaio di metri dopo si abbandona l'asfalto per imboccare lo sterrato; bivio sulla sinistra ed inizia la mulattiera che conduce all'abitato di Peio. E' uno sterrato per la prima parte in leggera discesa, mentre per la seconda parte è un falsopiano in continua ascesa attorno al 3-4%; completamente immerso nell'ombra, si trovano ampi spazi aperti dalla quale è possibile gettare uno sguardo all'intera valle e alla cornice di montagne che la circondano.


lunedì 27 luglio 2015

#5 Storia - Gli Alpini

Gli Alpini 


Gli alpini hanno avuto origine nel 1872, quando il giovane Regno d'Italia deve affrontare il problema della difesa dei nuovi confini terrestri acquisiti dopo la guerra del 1866 contro l'Austria. Nel 1871 un giovane Ufficiale del Corpo di Stato Maggiore, Giuseppe Domenico Perrucchetti, appassionato di montagna e studioso di storia militare, prepara un'originale memoria nella quale sostiene l'idea di attuare la difesa del confine alpino con soldati nati in montagna e imperniando la prima resistenza sulla frontiera alpina. Anzi, il Perrucchetti precisa, che ogni vallata deve essere difesa dal valligiani di quella zona, ottimi conoscitori delle, difficoltà del terreno montano e del clima e sicuramente decisi a difendere il proprio focolare domestico e le tradizioni montanare. Il saggio del Perrucchetti, accolto freddamente da alcuni esperti militari, riscuote l'apprezzamento del Ministero della Guerra dell'epoca, Generale Cesare Ricotti Magnard, che si convince della bontà dello studio del giovane Capitano e lo approva nell'attesa del momento propizio per inserirlo nel processo di riforma dell'Esercito. Poiché la creazione del nuovo Corpo impone la preparazione di un'apposita Legge da discutersi in Parlamento, con il pericolo di andare incontro ad un insuccesso a causa delle ristrettezze di Bilancio, il Generale Ricotti, per evitare l'ostacolo della Camera, ricorre ad un astuto espediente: inserisce negli allegati del Regio Decreto n. 1056 del 15 ottobre 1872 - che sanciva il riordinamento dei distretti militari - la costituzione di 15 nuove "compagnie permanenti" da reclutare su base regionale. Il privilegio di costituire i primi reparti alpini tocca alla classe del 1852. Nascono così gli alpini, camuffati da distrettuali, fra le pieghe di un Decreto firmato da Vittorio Emanuele II, ma con già sulle spalle, sin dai primi giorni, uno zaino pesante di compiti e di responsabilità. Nel settembre del 1873 le 15 compagnie sono portate a 24 e ripartite in "7 reparti alpini" ciascuno al comando di un Ufficiale superiore. Le unità alpine, in considerazione del valore strategico dell'arco alpino, continuano a crescere: nel 1877 sono costituite le piume cinque batterie da montagna. Nel 1882, decennale della nascita degli alpini, vengono costituiti i primi 6 reggimenti alpini mentre nel 1887 nasce a Torino il 1° Reggimento di artiglieria da montagna armato con pezzi da 75 mm. Nello stesso anno, il primo agosto 1887, in virtù del Regio Decreto del 10 luglio 1887, che stabilisce il nuovo organico del Corpo degli alpini, si costituisce a Conegliano Veneto il 7° Reggimento alpini. E' opportuno ricordare che, quale segno distintivo della specialità, il 7 giugno del 1883 sono concesse agli alpini le "fiamme verdi". Nel 1902, nell'intento di ricercare un assestamento organico più rispondente alla concezione operativa del momento, nasce la necessità di riunire i reparti alpini alle dipendenze di gruppi (a livello di Brigata). A tale tesi si contrappone quella rivolta a sostenere che i reparti alpini, per sfruttare al meglio il terreno compartimentato delle vallate alpine, devono essere organizzati in piccoli nuclei e muniti della più ampia libertà di manovra. Spetta al validissimo Colonnello Cantore, il primo ottobre del 1909, costituire l'8° Reggimento alpini con i reparti provenienti dai gloriosi Reggimenti, 1° 2° e 7°.

Nel 1910 i Gruppi alpini prendono il nome di Brigate, denominazione che è mantenuta sino al 1916. Durante il Primo Conflitto Mondiale, i reparti alpini operano a volte autonomi e a volte riuniti occasionalmente in Gruppi alpini, formati di un numero variabile di battaglioni (secondo l'ampiezza del settore) appartenenti a diversi Reggimenti e contraddistinti da una lettera dell'alfabeto. Soltanto fra la fine del 1917 ed il marzo del 1918 i Gruppi alpini sono costituiti organicamente con tre battaglioni alpini, due compagnie mitraglieri, un gruppo d'artiglieria da montagna, un reparto cannoncini. 1 Gruppi raggiungono gradatamente il numero di 20 ed agiscono spesso isolatamente ma a volte anche inquadrati in unità superiori, i Raggruppamenti, per assolvere compiti operativi. All'inizio della Prima Guerra Mondiale è costituita la 5ª Divisione alpina (che comprendeva anche unità non alpine) che operava nella Regione Alta Val Camonica - Alta Valtellina - Passo del Tonale - Adamello. Verso la fine del durissimo conflitto si costituiscono altre tre Divisioni di 44 penne nere", la 52ª, la 75ª e 1'80ª su due raggruppamenti ciascuna. Si ritiene doveroso ricordare il generoso sacrificio dell'eroica 52ª Divisione alpina, immolatasi sull'Ortigara nel giugno 1917 unicamente a moltissimi soldati d'altre valorose unità. Al termine della Grande Guerra all'Esercito viene data una struttura di pace, di conseguenza, i Gruppi alpini vengono sciolti ed i Reggimenti, disciolti nel periodo 1915-1916 per ragioni operative, vengono ricostituiti.






Gli Alpini provenivano da zone di montagna e gli ufficiali erano tutti volontari. In quanto a combattività, capacità di prestazioni fisiche e morali nel superare gli ostacoli militari o condizioni climatiche avverse, si trattava di soldati che nelle caratteristiche fondamentali equivalevano ai difensori tirolesi e in fondo assomigliavano a loro. Gli Alpini si distinsero soprattutto per lo spirito cavalleresco e leale, che stese un velo di conforto sulle funeste sciagure della guerra. Gli Alpini non combatterono tuttavia solo ad alta quota, ma in seguito anche sul Grappa e sul Piave, essendo di gran lunga la migliore delle truppe italiane. Ovunque si trovassero di fronte gli Alpini, i tirolesi sapevano di avere un avversario pari a loro; fino all’ultimo minuto della guerra là si misurarono unità di eguale valore.
Nell’ultimo anno di guerra però gli Alpini acquistarono una schiacciante superiorità di uomini e di materiali. Mentre il tirolesi avevano ormai ben poco da mangiare e da sparare, gli Alpini venivano riforniti più che abbondantemente. Mentre all’artiglieria tirolese mancavano i pezzi di ricambio e l’anima rigata dei cannoni diventava sempre più logora, gli Alpini venivano dotati di pezzi sempre migliori ed a gittata più lunga.
Ma tuttavia non furono rari, sulle montagne, episodi, sia da una parte che dall’altra, in cui prima di combattere i soldati avversari si scambiavano pane, viveri, tabacco, come fossero vecchi amici. La grande montagna insegna l’umiltà, ti fa sentire piccolo e indifeso: tutto ciò era noto agli Alpini e ai Kaiserschutzen, figli dei monti. Erano lì per fare la guerra, ma nessuno voleva morire o avrebbe voluto vincere uccidendo chi gli stava di fronte, nell’altra trincea. Alpini e Kaiserschutzen pensavano e sognavano nello stesso modo alla famiglia e al paese natio: combattevano perché il destino ed il dovere imponevano di essere lì a combattere. La storia vissuta conferma che si sono stimati e rispettati.


giovedì 23 luglio 2015

Alta via degli alpeggi

Alta via degli alpeggi


Dettagli  itinerario
Lunghezza 33,3 km
Dislivello totale 1200 m
Altezza Massima 2189 m
Altezza Minima 989 m
Da fare

PARTENZA: da qualsiasi punto del percorso.

Il tracciato si snoda tra la Val di Peio e la Val di Sole e può essere suddiviso sostanzialmente in due tronconi.
Il primo riguarda tutta la parte di salita che dal bivio di Claiano risale lungo il versante a sinistra della vallata per 6 km circa su strada asfaltata fino all'abitato di Ortisè. Di qui si imbocca una seconda strada, sempre asfaltata, che dal paese risale attraverso i boschi verso malga Stabli. Prima di giungere alla malga però, la strada si biforca, in prossimità di un tornante: proseguendo sulla strada asfaltata si raggiunge Malga Stabli, mentre imboccando la strada sterrata che si dirama proprio dal tornante stesso, si prosegue in direzione di Malga Pozze.  

Strada sterrata in direzione Malga Pozze

Giunti in prosimità di Baito Pozze è consigliata una breve sosta per abbeverarsi alla fontana e ammirare il panorama. Ricchi e verdeggianti prati si snodano lungo i declivi delle montagne ove durante il periodo estivo è frequente trovare bestiame  al pascolo. In rare occasioni è facile udire il fischio delle marmotte e pure avvistarne alcuni esemplari.
Di qui si prosegue verso il Lago di Cellentino, per mezzo di un sentiero abbastanza sconnesso e paludoso, soprattutto in giornate conseguenti a temporali, dove l'acqua stagna impregnando il terreno.
Il sentiero diventa più agibile una volta raggiunto il piccolo specchio d'acqua, secco durante la stagione estiva e viceversa abbondante d'acqua durante quella primaverile.

Qui inizia il secondo troncone dell'itinerario. Si raggiunge dunque Malga Campo, dove inizia una lunga picchiata su strada sterrata di una decina di chilometri, raggiungendo gli abitati di Cellentino prima, e di Strombiano poi.